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Sto tornando in treno da Roma, reduce da un incontro della Commissione Innovazione all’ANCI.
Questo incipit, apparentemente tranquillo, è invece pericoloso e foriero di guai, perché condensa in una frase un insieme di parole chiave che un politico furbo dovrebbe evitare di usare.
Infatti se provate a dirlo, nel mio caso per esempio, agli amici del calcetto, la reazione sarebbe (sarà) la seguente:
a) Ah sei andato in giro (coi nostri soldi) invece di stare “sul pezzo” qui a Bologna.
b) Sei andato a Roma, ossia un posto dove per definizione si combina poco e niente.
c) Voi politici siete sempre dietro a parlare, invece di risolvere i problemi concreti.
d) Tutte queste commissioni, a cosa servono? (sottinteso: niente)
e) Cos’è l’ANCI? (Variante per chi lo sa: a che serve l’ANCI? sottinteso: niente)
Se poi invece degli amici del calcetto l’interlocutore fosse un giornalista, la situazione non cambierebbe di molto. E siccome mi capita di andare in giro abbastanza spesso, a volte ho provato a spiegare a qualche giornalista di buon cuore il perché dei miei viaggi. L’ho fatto con diversi livelli di approfondimento…
Livello 1: ho parlato dell’importanza di recuperare terreno sull’innovazione tecnologica, di costruire dei rapporti di partnership con altre città europee per sviluppare idee innovative, della buona occasione che abbiamo con la presidenza del Forum Società della Conoscenza di Eurocities (che è la ragione principale dei miei viaggi all’estero in questo periodo), dei contatti in corso, e così via.
Livello 2: ho provato a entrare nel merito, spiegando che non è vero che tutti i progetti sono buoni o che tutti sono cattivi. Ci sono progetti costati fior di quattrini che sono semplicemente da buttare via. Altri che hanno dato risultati interessanti ma non risolutivi e su cui quindi occorre discutere se e come andare avanti. E poi ci sono progetti di successo vero, ed altri ancora decisivi per il futuro e per il ruolo della nostra città che è cruciale riuscire ad avviare.
Livello 3: mi sono spinto anche a raccontare i dettagli dei progetti che ritengo più incisivi ed importanti, illustrando le prospettive, le sfide che devono essere vinte, i processi da attivare. Ma siccome si parla di cose vere e profonde, inevitabilmente esse si dispiegano e si misurano in mesi o in anni.
Niente da fare, già il livello 1 tende ad annoiarli; sul livello 2 me li perdo, figuriamoci se ad un lettore può interessare distinguere il merito dei diversi progetti; se poi con sforzi disumani si arriva al livello 3, appena sentono parlare di mesi o anni gettano la spugna: impossibile da raccontare.
Così, devo accontentarmi del livello 0, che è questo:
– Assessore Paruolo, perché è andato nel posto X?
– Per portare a casa un finanziamento di Y (con minimo 5 zeri) euro [in relazione al progetto Z]
– Ah
La parte fra parentesi quadre è opzionale. Il finanziamento invece va specificato. Non occorre altro. Così normalmente si risolve il problema, ma non lo trovate un po’ limitativo?
Per completezza di informazione, aggiungo che funziona anche con gli amici del calcetto (anche se magari usano qualche variante più colorita di “Ah”).
Così per stasera sono pronto:
– Assessore Paruolo, perché è andato a Roma?
– Per i progetti da presentare ai prossimi bandi di finanziamento dei Ministeri dell’Innovazione e degli Affari Regionali
– Ah
E’ vero, per carità, ma – sia detto fra noi – la questione è un po’ più complessa. C’è molto lavoro da fare sui temi dell’informatica e dell’innovazione, a livello europeo, nazionale, regionale e locale. E sarebbe bene per il nostro Paese (e le nostre città) che qualcuno lo facesse. Magari anche rubando un po’ di tempo a quelle splendide (e spesso semi-inutili) iniziative fatte al solo fine di fare scrivere i giornali.
Io ci provo, infatti oggi ero là. Ma c’è qualcuno a cui interessa davvero saperlo?