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Più tumori ma meno morti

25 Maggio 2007 Prevenzione sanitaria, Sanità

Mentre le questioni di lana caprina continuano a prendere ogni giorno paginate di giornale, ogni tanto spuntano notizie che ci parlano di problemi molto seri che siamo chiamati ad affrontare. Capita così che oggi l’Espresso pubblichi dati sull’incidenza dei tumori confrontando dati centrati sul 1990 con dati centrati sul 2000.

Si tratta di uno studio statistico, e bisognerebbe parlare di come la statistica finisce normalmente sui giornali (per fare un esempio: “scusi – chiede un giornalista – avete i nomi di quelli che si sono ammalati a causa delle polveri sottili?”), ma il discorso sarebbe lungo. Qui mi limito a dire tre cose.

1) +23% di tumori al colon fra i maschi ma -12% di mortalità per lo stesso tumore; resta uno dei cancri più diffusi (dopo quello ai polmoni e alla prostata), e molto di più si può fare per guarire attraverso lo screening avviato nella nostra regione (quindi se vi chiamano, andateci!).

2) Il cancro ai polmoni fra gli uomini è l’unico che cala (-14%), a dimostrazione che la lotta al fumo evidentemente serve a qualcosa, ma resta ancora il più diffuso (83 casi su 100.000 abitanti) e soprattutto il più mortale (71 casi mortali, subito dopo c’è il colon con 17). Per contro, fra le donne cresce (va a 18 casi) ed è l’unico in cui cresce anche la mortalità (14 casi, secondo solo ai 25 casi del tumore al seno).

3) L’aumento generalizzato dei tumori ci chiama ad un approfondimento sugli inquinanti e l’ambiente. La diminuzione generale della mortalità (ad esempio su 120 casi di tumore al seno la mortalità è scesa a 25 casi, ossia circa il 20%) è indice dei progressi della medicina.

La morale è scontata, ma giova richiamarla: occorre fare di più sulla prevenzione e gli stili di vita (a partire dal fumo, non è ancora abbastanza); insistere sugli screening e la diagnosi precoce; approfondire le conoscenze sulle cause ambientali per lavorare nella direzione di risanare l’ambiente ma anche evitando di alimentare paure incontrollate e indimostrate che ci porterebbero a dire che siccome va tutto male, va tutto anche bene.

Quanto lavoro c’è ancora da fare!

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